
Qui non si fa la rivoluzione ma bisogna provarci o è inutile scriverne.
Quindi
cercheremo sempre gli errori e il coraggio, la rinuncia al potere, la
volontà di credere ancora nell’umanità, nell’amore, negli uomini e
nelle donne, nei bambini e nelle bambine, nel teatro, nella
letteratura, nei pazzi, nell’architettura, nell’urbanistica, nei
collage, nei viaggi, ovunque si vada, con qualsiasi mezzo,
nell’ambientalismo, nei pesci, negli amanti abbandonati, nei palazzi
caduti, nei pensieri non scritti, nei pennelli, nell’acqua, in chi ha
la precisa intenzione di sputare nel piatto dove mangia, in chi resiste
e in chi si rifiuta di farlo, nella cancellazione delle gerarchie e
nella vittoria finale del sonno.
Non andremo molto lontano o
arriveremo lontanissimo. Durante il viaggio potremo essere allegri se
incontreremo chi ci offrirà da bere e la sua compagnia. Confesseremo i
nostri peccati a tutti quelli che non vorranno ascoltarli e ci
pentiremo incrociando le dita, girato l’angolo ricominceremo.
Cercheremo
l’amore in tutte le sue forme, specie quelle che non capiamo.
Metteremo a disposizione di tutti la nostra collezione di pianeti
sconosciuti, creeremo labirinti senza farci caso e rinunceremo a
uscirne. Regaleremo tutto quello che ci serve e ruberemo il superfluo.
Non siamo pronti ma abbiamo già iniziato. Siamo già vecchi e saremo giovani per sempre.
Non
siamo uomini, non siamo donne, non siamo cresciuti, non saremo mai
morti perché non abbiamo mai chiesto di essere nati, non si tratta di
sì, non si tratta di no, non c’è più alcuna trattativa, è già successo,
malgrado le mosche.
Malgrado le mosche è una rivista letteraria insoddisfatta.
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