la costrizione, nel raccontare cose dell’arte, sta nello scegliere un aspetto particolare o un argomento circoscritto nella produzione spesso vasta di un autore e dover tralasciare spunti altrettanto interessanti. pillole insomma, a discapito di altre.
per esempio, prendo henri de toulouse lautrec e parto con un preambolo obbligato, visto che siamo a parigi, nell’ultimo quarto del xix secolo, quindi in un territorio sterminato, quello della belle époque che a me piace un casino.
in arte è l’epoca degli impressionisti e dei post impressionisti e, per restare solo a fine secolo, dell’esposizione universale, della torre eiffel dell’89.
quando la comune di parigi del 1871 viene repressa brutalmente e letteralmente rasa al suolo, con decine di migliaia di morti, i sopravvissuti scappano a montmatre, il monte dei martiri.
fino ad allora lì c’erano orti, campi e mulini, dove facevano le gallette e molti di questi mulini, perduta la loro funzione, diventano locali, per gente che ha bisogno di divertirsi in modo diverso dai locali dei boulevard hausmaniani.
henri è di origine nobile e arriva a parigi per studiare pittura, per scappare da una madre possessiva e da un padre che non lo ha mai accettato per i suoi gravi problemi fisici, sembra dovuti ad una caduta da una sedia a 10 anni, con un danno ad una gamba che non guarisce e comprometterà la crescita regolare non facendogli superare il metro e cinquanta di altezza.questo è il ritratto, insieme a oscar wilde, che ne fa lo spagnolo opisso.
questo artista dalla mente lucida, dotato di un sano cinismo e una forte autoironia, simpatico e pieno di amici, con una capacità di sintesi visiva che farà di lui l’inventore del manifesto moderno, ha un modo di vedere e di dipingere le donne che mi piace molto.prima su tutte carmen gaudin, un’umile commessa che sarà la sua modella molte volte.
quando, con un amico, la vide passare in strada disse: che bella, non potrò mai parlarle. l’amico la fermò per lui e sono tanti i disegni che rappresentano questo esempio di una umanità così sconvenientemente bella, una popolana dai capelli rossi e dalla pelle chiara in camicia bianca del 1886
o anche nuda di schiena in “la toilette” del 1896,
così simile al suo ideale maestro degas anche nello stile e nei soggetti dei lavori popolari, come le stiratrici.
henri è un grande frequentatore di bordelli e di prostitute. le osserva tanto, anche nella loro intimità extra lavoro con uno sguardo che me lo fa amare. riesce a raccontare scene indecenti senza scivolare nella volgarità, con grande partecipazione e umanità.
l’attesa, del ’94, è l’attimo prima dell’ingresso dei clienti. uno scatto fotografico mentre sono rilassate e parlano o sorridono, prima di iniziare la giornata lavorativa.
non c’è traccia di alcun giudizio morale. la loro bruttezza è vista semplicemente con una grande comprensione per le loro esistenze.
a letto o il bacio, tutti del 1892 ’93 in più versioni raccontano storie e complicità fra donne costrette ad un lavoro infame che sembrano incoraggiarsi reciprocamente e che finiscono con l’amarsi tra loro, visto che il mondo fuori è brutale.
racconta di un universo chiuso, asfittico, costretto dalla povertà, con molta empatia e tenerezza.
a letto
il bacio
il bacio a letto
a letto, di nuovo
così in contrapposizione ai paesaggi all’aria aperta degli impressionisti. nobile, ma inadatto fisicamente ad esserlo, questo ragazzo che non arriva al metro e 50 ha uno sguardo commovente solo verso la gente piccola, i borghesi li rappresenta quasi al limite della caricatura
a questo proposito ha anche un’altra intuizione geniale: capisce che il futuro dell’arte sta nella sua diffusione in quanto riproducibile, e farà delle cartelle di incisioni che verranno vendute a prezzi accessibili anche alle fasce sociali mediobasse, firmate col suo monogramma con le iniziali.
vorrei terminare dicendo che, appena arrivato a parigi, henry andò da degas a chiedergli di poter essere suo allievo, ma degas si rifiutò. ecco, henri de toulouse lautrec muore a 36 anni superandolo in tutto, a mio avviso.