Questa intervista è, meglio confessarlo subito, un ripiego. Non lo diciamo per Giulio Mozzi, autore nobilissimo, ma per l’impossibilità di avere con noi Mariella Prestante, imprigionata in un limbo di ricordi, dal quale, rediviva, è emersa di tanto in tanto per cantare la sua condizione.
Il libro cui si farà riferimento nel corso dell’intervista con Giulio Mozzi, sorta di fotografo, di Peter Parker poetico, è di prossima uscita presso ‘round midnight edizioni, casa editrice amica, di più, sorella di questa rivista e verso la quale nutriamo infinito amore.
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Mozzi, ci dica, Mariella è morta o no? La situazione ci preoccupa. Si è fatto appello alla sua responsabilità, ha risolto la questione?
Morta e sepolta. Mi pare che non ci sia altro da dire. L’ha confermato lei stessa.
Lei ha un accesso privilegiato all’aldilà? Come l’ha ottenuto? Non è la prima volta che trova e usa, abilmente, questo bisogna riconoscerlo, ma altrettanto spudoratamente, identità vaganti, nomi senza corpo. Chi le ha dato le chiavi?
No: Mariella ha avuto, e non so come, dall’al di là, o dall’al di sotto, a scelta, un accesso all’al di qua, o all’al di sopra, sempre a scelta. E ne attribuisce la responsabilità, se non la colpa, al Creatore in persona: al quale, al limite, bisognerebbe girare la domanda. Per quanto mi riguarda, è la prima volta che mi trovo ad aver che fare con la morte, peraltro così laboriosa, di un eteronimo. È un pochino imbarazzante. È come se fosse morta una parte di me: non grande, ma neanche piccola.
Facebook è l’anticamera dell’inferno, la porta dell’armageddon: è una supposizione esatta o stiamo facendo del facile misticismo sociologico d’accatto? Nel qual caso però le chiediamo di chiarirci la funzione di Facebook nell’economia della vita (o della non-vita) di Mariella Prestante.
Sì, credo che lei stia facendo del facile misticismo sociologico d’accatto. Per Mariella il Facebook è stato semplicemente il luogo dell’esistenza. Il suo mondo. Non ne aveva altri, finché non è andata all’altro mondo.
La lingua usata da Mariella e i temi a lei cari ci suggeriscono una provenienza temporale e forse addirittura geografica. Quali sono le origini della Prestante?
Più volte si è spacciata per bresciana. La lingua, peraltro, mi pare che talvolta tenti d’essere lindamente petrarchesca, talvolta voglia essere esageratamente barocca. La seconda cosa le riesce più della prima.
La poesia erotica ha fatto di Mariella Prestante un’eroina non solo contemporanea ma che attraversa i secoli. Questo significa, tra le molte altre cose, viaggiare lungo la storia della condizione femminile. Qual è la posizione della Prestante rispetto alle tematiche queer? Prestante si può definire una militante?
Bah. A me è parsa sempre piuttosto concentrata sulla propria, etero, sessualità. Dal punto di vista politico la vedo un pochettino ingenua: rivendica, da viva, una certa qual libertà sessuale; ma ne fa una faccenda personale, non – appunto – politica. Dopodiché, sicuramente ha una posizione del tipo: «Ciascuno si faccia i fatti suoi, in piena libertà». Da qui alla militanza mi pare ce ne sia, da camminare.
Sappiamo di un libro in uscita per ‘round midnight edizioni. È un libro postumo? Chi riscuote i diritti d’autore?
Se l’autrice è morta, il libro è necessariamente postumo. I diritti d’autore, come da legge, spettano agli eredi.
Ancora, anticipiamo che Prestante sarà al centro di un progetto musicale molto ambizioso, che unisce musica da camera, poesia e musica elettronica. Come è possibile da un punto di vista tecnologico campionare la voce di una defunta? Ha lavorato su materiale d’archivio?
Se accettiamo l’idea che una persona mandi su da sottoterra sonettuzzi e sonettacci, non vedo perché dovremmo farci particolari domande sulla sua possibilità di parlare o cantare. Quando si muore, ciascuno sta morto a modo suo: e Mariella ha trovato questo modo qui.
Il progetto, peraltro, è ambiziosetto sì: nei primi mesi del 2020 sarà pubblicato un disco (un 33 giri, un vinile alla vecchia maniera) contenente quattro componimenti di Mariella messi in musica da Nicola Straffelini (per un organico che comprende tenore, contralto, corni, violoncello, clavicembalo, pianoforte) e altri quattro elaborati elettronicamente da Arianna Ulian a partire dalla voce di Mariella. Ne saranno stampate 200 copie, e costeranno un occhio.
Torniamo al libro. La Prestante ha partecipato alla selezione delle poesie o ha delegato lei a farlo? Che rapporti intrattiene con Mariella? È in atto un transfer?
Diciamo che Mariella e io ci conosciamo da un bel po’; e ci intendiamo, anche senza bisogno di sentirci spesso. Ma direi piuttosto che sono stato io a delegare: ho delegato a Mariella la messa in forma di certi contenuti che a me, in quanto me, in quanto Giulio Mozzi, non riusciva di buttar fuori.
Mozzi, Mariella Prestante sa di questa intervista? È stata avvertita?
Non ce n’era bisogno. Da lassù – o da laggiù, veda lei – lei vede tutto.
Un’ultima domanda che ci sta particolarmente a cuore. Siamo stati folgorati dalle poesie erotiche e nonostante ci si renda conto che parlare di sesso da morti possa risultare frustrante, non riusciamo a dimenticare le sensazioni di violenta passionalità che Mariella ci regalato. L’ultima fase della sua produzione è, per ovvi motivi, funerea. La Prestante porno non tornerà più? Ci lasci con una speranza o con la definitiva condanna.
Mariella è morta. È morta. Se ne faccia una ragione. Non poeterà più, mai più. Però, non so, può darsi che saltino fuori delle vecchie carte…