In un cinema di un quartiere abbiente e prestigioso di una città italiana, non importa quale, proiettano Tolo Tolo. In altre centinaia di sale proiettano Tolo Tolo, perché il successo di un film si costruisce, quantomeno nel breve periodo, sulla sua forza distributiva. Niente di nuovo.
Il rischio di un flop esiste, ma una distribuzione capillare, se da un lato lo renderebbe più fragoroso qualora dovesse accadere, dall’altro, unita a una campagna pubblicitaria martellante, a una stampa distratta o compiacente, pone le basi per i profitti desiderati.
Vista da un’altra prospettiva la questione è ancora più semplice: è più probabile che un film distribuito male incassi pochissimo di quanto un film distribuito bene possa fallire.
Fuori dal cinema del quartiere abbiente e prestigioso dove sta per iniziare la proiezione di Tolo Tolo, frotte di signore e signori chiacchierano con eleganza mentre fanno la fila per entrare. Sono così tanti che impediscono il passaggio sul marciapiede, ma del resto dove dovrebbero mettersi. Sono decine di persone, riempiranno la sala, già pregustano il film, ne hanno letto ovunque, ne parlano tutti, Natale è passato da poco.
Tolo Tolo è una merda. Politicamente è una merda, cinematograficamente è una merda, artisticamente è una merda, perfino commercialmente è una merda. Tolo Tolo è un’enorme merda. Va da sé che non l’ho visto, ci mancherebbe altro, per riconoscere la merda non è necessario assaggiarla.
La (ri)valutazione di Tolo Tolo è addirittura preventiva. Tra le righe, al potenziale spettatore, viene detto: ha tutte le caratteristiche della merda, sembra proprio una merda, a naso è in effetti merda. Non parliamo poi di quello che dice, merda pura. Tu però mangiala, piace a tanti, così cattiva non sarà.
Spostiamo lo sguardo. Muore Pansa. Che siano addolorati i suoi parenti, i suoi amici è una questione su cui non si può dire nulla. Non si parla di un uomo, del suo corpo, della sua sofferenza, quelli sono accadimenti comuni a tutti gli esseri umani e se ci si ferma a questo allora tanto vale abolire ogni ambizione critica. Pansa è un altro esempio di rivalutazione preventiva, avvenuta in vita e che continuerà in morte.
Ha riempito i suoi libri di falsi, inesattezze, inutili ambiguità, al solo scopo di appiattire tutto.
Il Tolo Tolo della storia.
Il problema è Checco Zalone, è Pansa? In parte sì, perché ognuno risponde delle proprie azioni. L’altra parte del problema è la statura della borghesia italiana, della piccola borghesia e della grande borghesia, che hanno caratteristiche diverse ma entrambe affollano le centinaia di sale che proiettano Tolo Tolo e da oggi compreranno o ricompreranno i libri di Pansa, nonostante sia facilissimo scoprire che sono una nemmeno tanto abile, dal punto di vista storico, operazione politica e commerciale.
Poi andranno a votare per far restare migliaia di persone nei lager libici. E le foibe? Nel prossimo film di Checco Zalone.
Noi non rivalutiamo un cazzo.