Pandemic songs

di Carlo Martello
Copertina di Heorhiy Narbut

Bisogna resistere e non ho mai visto nessuno resistere senza musica. Nello spazio manderemo le cassettine del nostro pianeta Titanic. Questa è la prima bozza aperta.
Ogni canzone conterrà la spiegazione del perché si trova in questa lista, per poter spiegare agli alieni il funzionamento del pensiero laterale terrestre.
Compagni alieni, ricordateci ballando.

Parliamoci chiaro, è il momento di rivalutare l’essere casalingo, che non significa solo disagio e torte salate e non trovare più i tiramisù sottomarca al supermercato, ma anche potersi svarionare. L’essenziale è non lasciare traccia. Niente social, niente telefono, nessuno deve sapere per uno svarione di autentica libertà.

Com’è cominciato tutto questo? Col paziente zero.

La canzone che è praticamente il primo decreto Conte.

Dal primo momento è stato subito chiaro che i rapporti di classe non sarebbero cambiati. Non da soli, almeno.

Vogliamo i soldi. Vogliamo il reddito di quarantena. E poi il reddito di esistenza. Non vogliamo lavorare più, lo volete capire o no!

Dopo i primi tre giorni a raccontarsi che ah, ma figurati, fotte sega, tengo le serie tv, vi è scoppiato il cervello. Le serie tv il cervello ve l’avevano fottuto pure prima.

State a casa, basta lo stretto indispensabile. Baloo, la fai facile con tutta la giungla, kitemmuort’. Lo stretto indispensabile tuo non è lo stretto indispensabile nostro che già non tenevamo un cazzo. Tifiamo Bagheera.

Avete fiducia? E chi sono io per togliervela. Non sia mai.

Volete rivolgervi al Signore? Temo possa essere di scarso aiuto, ma se volete provare.

Dopo la prima settimana di quarantena cominciano i dubbi. Non c’è da preoccuparsi, è normale.

Sul mercato nero, sì, c’è un mercato nero, c’è sempre un mercato nero, i cani vanno più dei kalashnikov. Niente dà più potere di un cane in questa fase.

Ci siamo dati alla cucina per disperazione. Anche questo fa parte del gioco. Non bisogna drammatizzare, ma prenderla con spirito d’adattamento. Certo, resta la sgradevole sensazione dell’abbandono, è una pizza che puzza di nazionalismo. Un consiglio: evitate la margherita. Sì anche all’ananas sciroppato pur di evitare le bandiere alle finestre.

Vi manca il campionato? Casomai siete laziali? Non so cosa dirvi. Questa canzonetta è per voi.

Avevate una storia d’amore a distanza? E non ce l’avete più. Bye bye love. Hello loneliness.
Si vede che era destino.

Dopo aver realizzato che l’amore della vostra vita è irraggiungibile, la voglia di sesso si impadronisce di noi. La masturbazione può aiutare, purché non ripetuta oltre la propria resistenza umana.

Voglia di suicidio, ricerca dello spleen, è tutto normale. Però se proprio vi dovete uccidere almeno che sia con stile. Visione consigliata: Harold e Maude.

Superata la fase depressiva acuta, viene naturalmente voglia di mandare tutto affanculo.

Voglio uscire, non ce l’ho il cane e non mi dovete rompere il cazzo.

Noi le multe non le paghiamo! Però intanto te l’hanno fatta. E niente, ci vuole il cane, non c’è un cazzo da fare.

STO A SBROCCA’!

E intanto la gente va a lavorare, porco il padrone!

https://youtu.be/GRmre8ggkcY

Stavamo male già da prima. E tutto il sistema sanitario nazionale, giustamente, è in preda all’emergenza. Però a noialtri ammalati d’amore e altre varie antiche patologie chi cazzo ci cura?

Stanno finendo le scorte.

Astinenza, preferivo fare senza.

Le libertà civili, l’esercito nelle strade, i controlli ai bambini che giocano a pallone, le file fuori dai supermercati, gli inni nazionali. Tutto questo fa paura. Per esorcizzare il terrore di un prossimo golpe, ci vuole un brano forte.

Questa storia finirà, prima o poi finirà. Ma se non cambiamo sistema, se il capitalismo non si leva dai coglioni, e non lo farà da solo, siamo destinati a tornarci. Questa è la canzone del futuro, anche se è vecchissima. Ci sarà bisogno di cantarla ancora.

Qui cominciano le contribuzioni. La prima è dell’amico Francesco Quaranta.

Seconda contribuzione! Barbara Marunti suggerisce gli Inti Illimani, per ripensare al modello capitalista, o meglio per mandarlo finalmente affanculo, una volta usciti da “Pandemia”.

È il 19 settembre 2023, good morning! Non c’è più il covid (che in realtà c’è ancora, ma in una forma non problematica per il sistema), ma abbiamo tenuto il capitalismo, il riscaldamento globale, il patriarcato e il Natale!


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