Come molti sapranno, il Senatore Pillon è commissario della Lega a Perugia e all’Umbria si dedica con la tenacia che gli è propria. Non è difficile quindi supporre che ci sia anche la sua mano dietro la decisione della Governatrice regionale Donatella Tesei e della giunta leghista di abrogare la norma che permetteva alle donne umbre di ricorrere alla pillola del giorno dopo in day hospital. Ora le donne che vorranno abortire dovranno obbligatoriamente sottoporsi a un ricovero di tre giorni.
Non si tratta solo di una perdita di tempo, evidentemente. Qui la volontà, chiara, è quella di rendere l’aborto talmente complicato e inutilmente doloroso, da indurre le donne a rinunciare. Non posso entrare nel merito della forza di una decisione che appartiene alle donne e a ogni singola donna. Posso provare a immaginare che spesso la decisione di abortire sia ineluttabile, per le ragioni più diverse e personali, che non spetta a me indagare.
Quello che qui brevemente voglio ribadire è che Malgrado le mosche esiste anche in funzione dell’autodeterminazione delle donne, del diritto a abortire senza inutili dolori fisici o emotivi, senza il minimo giudizio altrui, avendo la massima disponibilità delle strutture sanitarie, che invece non esiste.
Quando abbiamo fondato Malgrado le mosche ci siamo chiesti, com’è ovvio, cosa volessimo fare. Una rivista letteraria? Sì, ma non solo. Una rivista d’arte? Sì, ma non era ancora la risposta giusta. Una rivista che attraverso uno sguardo letterario potesse interessarsi di tutto, che abbracciasse con felicità il femminismo intersezionale, che partecipasse, per quello che possiamo, anche attraverso la scelta dei racconti, alla vita politica, alle battaglie per i diritti dei migranti, delle minoranze, dei pazzi, dei bambini e potrei continuare per troppe righe; questo? Sì, esattamente questo.
Nel nostro piccolissimo potere, ognuno ne ha, per provare a essere quello che desideriamo essere, abbiamo bisogno di schierarci.
Malgrado le mosche si schiera dalla parte di ogni donna che vuole abortire, che vuole farlo per le ragioni che vuole, senza doverle spiegare. Che vuole farlo piangendo o con noncuranza, non sono affari nostri.
Chi ha detto che l’aborto debba essere un momento traumatico? Lo dice chi ha interesse a che lo sia. Lo dice Pillon, lo dice la giunta leghista dell’Umbria, lo dicono i Pro-vita.
Ogni donna saprà e sceglierà se il suo aborto dovrà essere un trauma o no. E solo lei lo può decidere.
Vogliamo che sia chiara la nostra posizione non perché ci interessa rivendicare una qualità politica, ce l’abbiamo, lo sappiamo già. Vogliamo che sia chiara perché chiunque pensi che una qualsiasi forma di sovradeterminazione possa trovare giustificazione è bene che ci stia lontano.