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Psico pandemia - Un anno dopo - Pandemic songs
By Malgrado le Mosche Posted in (VC) Strumenti per la sopravvivenza, Miscellanea on 02/04/2021 0 Comments 3 min read
I nani Previous Come tutte le domeniche Next

di Carlo Martello / Arianna Cislacchi
Copertina: Desiderio Blu – Daria Pesce

Una dolorosa, passionale, inconsulta, amorevole nonché amichevole playlist a cura di Carlo Martello e Arianna Cislacchi.

Just gimme some truth.
Mai richiesta è stata più necessaria e urgente. Gimme some truth now!
Qui in una versione spuria, musicalmente insensata, lavorista, impiegatizia, money for rope.

Ma cosa satisfai, buffone, che non ce la fai più tale e quale a noi. Elvis, quel pazzo maledetto, che tanto bene gli vogliamo comunque, perché è il primo Britney Spears della storia, in questo video di montaggio bieco, dal quale è tuttavia evidente come questa conversazione leggera sulla pandemia non possa portare che alla solitudine e infine alla morte.

Elvis, non ce la potevi fare, senza rimpianti

E lo so, stiamo tutti quanti depressi. Pensa chi sta depresso veramente.

Pandemia, era già difficile prima, non mi buttare giù

Lui vuole cantare le tue (sue) canzoncine. Ma non capisce.
Lui è tuo figlio e non va a scuola veramente da quasi due anni (considerando l’anno accademico e non quello solare). Tu vuoi spaccare tutto e dopo morire. È giusto, è sano. Non lo puoi fare però. Mi dispiace, non lo puoi fare.

Lui è tuo figlio

Ti piacevano i lego, eh? Pazzea mo’, se hai ancora la forza, coglione. Dopo un anno e più di vita in casa io li odio i lego. Io odio tutto.

Secondo me il buon Jamiro la fa un po’ distopico-melodrammatica, che ci sta. Ad ogni modo tutti i torti non ce li ha. Virtual insanity, sintetico e puntuale.

Sbirri di merda. A saperlo dire meglio lo direi. Sbirri di merda. Non avevano bisogno di altro potere.

Ho infranto queste regole del cazzo e non me ne pento.
(Quanto fa piangere, invecchiata, non c’è rimasto niente, solo la voce. Edith, sempre dal lato corto del tavolo)

When routine bites hard,
And ambitions are low,
And resentment rides high…
Cosa vuoi dire di più di questa cazzo di clausura.

N’altro virus. Di quelli antichi. Questa è forzata, lo so.

I figli della pandemia, figli sporchi ma sempre figli. L’amore non si riesce a fermare.

Il primo, letterario e letterariamente, radical chic della storia.
E teneva l’ansia da prima di noi.
Cazzate a parte, una musica pandemica da cavarsi gli occhi.

Telefonate, dirette, videochiamate, mamme, amiche, amici, lavori che non esistono davvero, parenti, conoscenti, tempi passati, tempi futuri, nessuno che si vede, nostalgie, sollievi.

Oh, se proprio state presi male, il che è assolutamente legittimo e condivisibile, e magari vi fa piacere crogiolarvi nel malessere, altrettanto comprensibile, questa è la canzonetta vostra. Con amore, amic*, peggio di così è difficile <3

La canzonetta, bellissima, da piangere, delle enormità degli amori virtuali di questo anno e più mesi di sofferenza, di mancanza di amore. E tutti gli amori hanno questa cravatta improbabile, questa generosità infinita, questa barba fatta troppo presto.

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