Le canzonette sono in ordine sparso, perché i tre giorni sono stati un unicum indistinguibile, il primo giorno si confonde con il terzo e tutto è stato un trip confuso che è giusto rimanga tale.
Questa è una canzone personale, erotica, grezza, toscana, gravida di desideri.
È la dimensione più pornografica del FLIP, la quale è esistita.
C’è sta una deriva di destra eversiva, per fortuna stroncata sul nascere grazie all’intervento dei poteri forti della borghesia. Purtroppo bisogna ammettere che sono serviti pure loro.
Se esiste, se è mai esistita la letteratura dell’amore, questa è la letteratura del FLIP. Personalmente ci credo poco, ma alcuni rigogliosi esempi ci sono stati e li ho visti con i miei occhi. Amant*, questa è la vostra. Sempre e per sempre, nonostante i divieti di youtube che dice che bisogna essere grandi per l’amore, ma questo non è più vero dai tempi di Gigliola Cinquetti.
Siamo nella marginalità assoluta e nel dolore. Però, e lo voglio dire chiaro, questa condizione è una premessa feconda. Poi sarà quel che sarà, come dicevano i Ricchi e poveri. Sono fiducioso. Bandiera bianca, va bene. Ma non siamo morti. Pure Bolano avrebbe issato la bandiera bianca, forse l’ha fatto, e sarebbe scomparso, ripartito, si sarebbe disintegrato per ricominciare.
L’ho presa un filo melodrammatica, parlavo della situazione delle riviste.
Flip è stato, tra le altre molte cose anche un incrocio tra oriente e occidente. Questo incrocio è molto tamarro e forse proprio per questo è nel mio cuore come il ping pong durante la guerra fredda.
Il posto di vista. Un omaggio sentito al bar Berlin.
Non è una canzone, ma se c’è un’eccezione che indica una via per la felicità, dove il destino sembra segnato, se esiste un’occasione perduta, ovvero la letteratura, la più grande occasione perduta dell’umanità, quell’eccezione è Therese. Che vale a dire, quell’eccezione è Flip.
La conquista dell’inutile.