di Gabriele Celli
Copertina: Ottavia Marchiori – CTRL
Premo su “refresh” per ricaricare il check-in Lufthansa per il mio volo Tallinn-Roma con scalo a Francoforte, ma la pagina rimane bianca. Sullo schermo una scritta in garamond: Nessun volo. Il mio aereo deve partire tra meno di ventiquattro ore. Chiamo il centralino della Lufthansa, in Belgio. La voce risulta ovattata, si scusa per il problema “che comunque non è solo suo, signore, non so se lo sa ma c’è una pandemia in corso” e trasferisce la chiamata ad un altro operatore. Open Up your Heart And Let The Sun Shine In è il jingle distorto e troncato dopo 35 secondi da una voce in tedesco, gentilmente offerto da Lufthansa Airlines. Mi guardo intorno e noto che la mia stanza è piena di polvere. Sono tornato nel dormitorio con il solo scopo di prendere le mie cose e andare all’Aeroporto. D’istinto, ritorno con la mente alla mia quarantena.
Mi trovavo in una casa di campagna senza wifi, con i topi che zampettavano di notte sul controsoffitto di compensato e un vicino xenofobo che accendeva la sua vecchia radio vicino al muro dalle 6 alle 23 con l’unico intento di non farmi dormire. Ricordo il metallico gracchiare dei cori estoni, canti alieni che nutrivano il mio stato alterato. Eppure adesso provo rimpianto per quei giorni. Meglio di questo impersonale cubo bianco. Sollevo l’avvolgibile e la stanza viene inondata di luce.
Noto che gli oggetti sulla mia scrivania sono semi trasparenti, riesco a leggere la copertina del libro dietro la lampada, vedo la penna dietro il libro e così via. Fuori dalla finestra, la torre in controluce mi ricorda un albero di maggio da cui sbocciano nuvole come fiori di cotone. Il jingle si interrompe e una nuova centralinista mi risponde “Ciau, Wato e’ yu problemz” e inizia a sproloquiare in italiano maccheronico. Adesso la stanza si sta desaturando, l’unica zona ancora colorata è l’area circoscritta dall’ombra della torre. “Io don gettisco, yuo aeirea y’ lefstato 3 orlj mehiglan”. Open Up your Heart And Let The Sun Shine In si sovrappone alla voce dell’operatore, rendendo la conversazione ancora più difficile. La sveglia del telefono sul tavolo inizia a suonare e Gabriele si alza dal letto per spegnerla, spostando la sedia dove io sono seduto, ma non cado a terra. “Crensce to hearmi lei?” dice la voce nel telefono nella mia mano, sempre più acuta e inumana mentre Gabriele si siede dentro di me, ormai mi sono fatto etereo, sono solo una patina viscosa in cui Gabriele sta, solido e a colori. Lui prende il cellulare sul tavolo ed inizia a controllare il check-in per il suo volo Tallinn-Roma, con scalo a Francoforte. Dall’altoparlante del mio telefono, la voce mi informa che trasferirà la chiamata ad un altro operatore, e si sovrappongono fuori sincrono due versioni diversamente distorte di Open Up your Heart And Let The Sun Shine In. La sveglia sulla scrivania suona un’altra volta e Gabriele si alza per spegnerla, sedendosi su chissà quante altre versioni di me, mentre una cacofonia di voci urla It’s all about the devil and I’ve learned to hate him so she said he causes trouble when you let him in the room he will never ever leave you if your heart is filled with gloom. Non riesco a posare il cellulare e non parlo, che senso avrebbe parlare? Ripenso a quei piccoli topi correre a nascondersi nelle cavità del muro per fuggire alla mia presenza. Anche se mi sto dissolvendo da solo nella grigia e luminosa aria della mia stanza, non mi sono mai sentito così esposto. Tuttavia non riesco a volermi alzare. Mi volto e guardo fuori dalla finestra che viene aperta da Gabriele mentre Gabriele va nuovamente a spegnere la sveglia. La torre è alta ormai centinaia di metri. Delle protuberanze simili a tentacoli si ramificano dalla struttura crescendo lentamente, alcune passano attraverso gli edifici circostanti. I rami mi sembrano crescere in direzione del mio dormitorio, ma la sveglia ormai ha suonato e l’avvolgibile è di nuovo abbassata. Gabriele viene messo in attesa, Gabriele si alza dal letto, le voci delle McGuire Sisters risultano ormai amalgamate in un acuto e metallico rumore bianco in cui confluiscono i suoni scimmieschi di migliaia di operatrici che cercano di farsi sentire, le appendici della torre sempre più vicine, la stanza si fa diafana la sveglia suona e così via, per sempre