La memoria dell’uguale

di Andrea Zandomeneghi
Copertina di Alessandro Polidoro Editore

«L’entropia – la sedicente ineluttabile dispersione di energia nei processi che coinvolgono il calore, dispersione che aziona la freccia del tempo e la sua irreversibilità – non è una proprietà dei sistemi osservati, ma di chi li osserva. Se fossi il demone di Maxwell, se avessi informazioni adeguate, potrei disporre le particelle calde e quelle fredde in un sistema chiuso in modo tale da evitare l’inevitabile. Al momento opportuno, in un laboratorio ideale, […] potrei persino, teoricamente, invertire la morte biologica di un organismo».

Le strutture narrative dei nove racconti fantastici che compongono la raccolta – ripiegandosi su se stesse fino alla completa distorsione della causalità e quindi dei canoni realistici – mimano l’andamento paradossale delle leggi microscopiche che regolano l’infinitamente piccolo: il mondo quantistico. Il fantastico cupo e angoscioso – cosa può la mente lineare dell’uomo dinnanzi al caos e all’indeterminazione se non l’esperienza dell’angoscia? – scaturisce dall’incontro sconvolgente con la gravitazione quantistica a loop. La circolarità viziosa s’infiltra nei tessuti connettivi dei testi fino a impregnarli mettendo in discussione l’identità, la memoria e il tempo.

«Quando morì, i passanti si voltarono, si fermarono e si appoggiarono alla balaustra per guardare sotto […]. Tutti tranne l’avventore che, è bene ripeterlo, è sacro: egli incarna la possibilità stessa che un evento accada, che il corso delle cose s’increspi e si rinnovi – che emerga, per un momento, il mostro dalla palude della ripetizione».

Lo ieratico copula con l’assurdo su un giaciglio di ritualità, di morte e di erotismo generando enigmi che il lettore non può sciogliere, ad esempio un bimbo riceve in dono dal nonno morente un libro in cui si scrive (da sola) – man mano che accade – la sua vita, ma questa che non è che l’ultimo capitolo della storia millenaria fatta di persecuzioni subite della sua genia. Oppure un uomo d’affari viene processato perché – avendola scoperta per caso – lucra su una stanza entrando nella quale ogni problema, affanno o criticità si dissolve, solo che nel giro di poco tempo chi c’ha messo piede muore, anche se non sapremo mai né come né a causa di cosa. Poderosa si sente l’influenza della letteratura fantastica rioplatense: Borges, Cortázar e Onetti.


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