di Domenico Caringella
Copertina di repertorio
Cinque bambine.
Una comandava, per nascita e titolo.
Le altre quattro ubbidivano; più che altro al destino.
Nessuna di loro valeva davvero per quello che era: la prima era solo il tesoro di Scozia, la seconda e la terza due libbre d’argento versate dai genitori per fedeltà e in cambio di riconoscenza, la quarta uno scellino trovato per terra e dato al primo potente che passava, la quinta un regalo, nient’altro.
Tutte si chiamavano Mary.
La più grande aveva sei anni, la più piccola quattro.
C’erano una volta cinque bambine, e un castello sul lago, e una flotta di navi ad aspettarle la mattina dopo, e una terra straniera che era mistero e paura allo stesso tempo.
Il temporale improvviso aveva fatto piombare il castello di Loch Leven nel buio prima del previsto e le bambine che valevano tutto e niente erano scomparse.
La sala al pianterreno dove erano state viste l’ultima volta aveva una sola porta, incustodita, che portava alla rampa di scale di pietra e al piano superiore, dove i corridoi e le stanze vuote da più di un decennio formavano un piccolo labirinto.
Le risate delle fuggiasche risuonavano negli angoli, rimbalzavano sulle pareti, attraversavano porte, si rincorrevano e rincorrevano il gruppo degli inseguitori, che sparpagliatisi cercavano i nascondigli delle bambine.
Dopo un’ora ne avevano stanata solo una, Mary Fleming, convinta a interrompere quel gioco che assomigliava a una piccola guerra di sopravvivenza, dalla voce di Janet Stewart, la madre, l’unica oltre a quella della bambina al comando, che avrebbe accompagnato la figlia nel lungo viaggio che le attendeva.
Non restava molto tempo, la notte e il nemico incombevano.
Mandarono allora a chiamare Oldfield, il cantastorie.
Oldfield chiese a Janet di parlare con sua figlia, da solo.
Si inchinò alla bimba e poi si inginocchiò davanti a lei; le fece una domanda su ciascuna delle sue compagne.
Il bardo chiese che venissero aperte tutte le porte. Scelse con cura un punto preciso del corridoio dove sistemarsi e cantò in modo che la sua voce potesse giungere ovunque.
Per Mary Beaton cantò:
Don’t you hide, little madam,
come outside, come on, goddam.
From the woods near your Dunbog
to take you runs a black dog.
Per Mary Seton cantò:
Thou see what thou see,
but it’s not so for me,
cause I see your tomorrow.
Well it’s great and it’s bright:
the queen Mary and you
till her dark latest night.
Per Mary Livingston cantò:
It’s sad the story of Mary red-hair
the sweetest maid that sleeps elsewhere.
So wake up baby, let hear your voice,
to sing this song your only choice.
E per la regina di Scozia mastro Michael Oldfield cantò:
Don’t you know
you’re never going to
get to France,
Mary queen of chance,
will they find you?
La mattina dopo, il capitano Nicolas de Villegagnon accolse sulla sua nave la piccola Maria Stuarda regina di Scozia e le sue quattro damigelle, Mary Beaton, Mary Seton, Mary Fleming e Mary Livingston, con destinazione il regno di Francia.
È il 7 agosto 1548 e una regina di 5 anni già sa che quando un giorno ritornerà a casa, niente sarà bello e stranamente pieno come la sera prima, ad ascoltare una canzone sconosciuta che parla incredibilmente di te, nascosta nel doppio fondo di un armadio.
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