di Filippo Balestra
Precedentemente apparso in E intanto, da qualche parte nello Spazio di Gorilla Sapiens
Copertina di Andrea Campolucci
Ci sono due navicelle spaziali che si sparano addosso, tutte immerse nel loro universo spazio siderale lontanissimo fatto di stalattiti e stalagmiti non appese alle grotte ma fluttuanti in questo grande spazio cosmico e molto più che intercontinentale.
Ci sono queste due navi spaziali che si sparano, con i loro equipaggi che si sparano, un equipaggio con la divisa rossa e il colletto a “v” e l’altro equipaggio con la divisa blu e il colletto a “v”.
«Sparate!», comanda il comandante da una parte.
«Sparate!», comanda il comandante dall’altra.
«Fuoco!», comanda il comandante da una parte, e arriva uno e gli porge l’accendino, il comandante s’infuria:
«Ma non intendevo fuoco in questo senso, e poi sulla nave non si può fumare, lo sanno tutti!»
Intanto il comandante dell’altra nave ride perché ha visto la scena divertente in cui l’altro comandante non riesce a farsi capire dal suo equipaggio. È molto contento di aver visto una scena di quel tipo, talmente compiaciuto, adesso, che dice “Fuoco!” e arriva uno che gli porta l’accendino e lui è contento e si fuma una sigaretta tutto rilassato. Allora anche l’equipaggio si accende una sigaretta tutto rilassato, perché su tutte le navi spaziali è vietato fumare ma non in questa nave spaziale, che chiameremo Nave B: in questa nave spaziale si può fumare se il comandante fuma. E allora tutti giù a fumare. Tra l’altro, sì, sono sigarette ma non sono sigarette di una marca che noi conosciamo, sono sigarette diverse, di marche diverse, con alfabeti diversi che, in basso, sul pacchetto, segnalano che fumare fa male. Però chi se ne frega, se il comandante fuma è un piacere fumare per tutti.
«Fuoco!», ordina l’altro comandante, quello che prima era stato frainteso, e la nave spaziale, l’altra, la Nave A, continua a sparare a tutto spiano. E anche la Nave B continua a sparare a tutto spiano. E sparano e sparano sempre a tutto spiano. E tutti a sparare alcuni tipi di raggi laser spesso antipatici se ti ci fai colpire da uno di quelli. Non conosco bene gli effetti ma eviterei.
E cosa succede?
È importante sapere che durante le battaglie spaziali nel cosmo ininveterabile, è prassi, per le navi spaziali, di chiudere i condotti di areazione. Non si può usare l’aria condizionata perché tutte le energie della nave devono essere a disposizione per eventuali impieghi degli impianti ad esempio di ultrapropagazione, spesso usati per compiere manovre di elisione, colpi di coda, strategie immediate e ultra-celeri che, in talune situazioni, possono rivelarsi decisive nell’andamento della battaglia.
E quindi l’altro comandante si trova tutto così rassicurato dal constatare l’incompetenza dell’equipaggio avversario che all’improvviso si alza in piedi e urla “Fuoco!” e si fa accendere un’altra sigaretta. E giù tutti a fumare, tutti un’altra sigaretta. Insomma, è difficile adesso stare qui a spiegare per bene; effettivamente sappiamo che le navi spaziali sono fornite di sistemi di puntamento automatico sonico, radar ultraefficenti di categoria G1, geostazionatori elitari del piano trasversale S, quantificatori programmatici di deambulazione, orbitificatori di corrente alternativa, addirittura i telecomandi per le tendine; insomma, hanno un sacco di tecnologia multiaccessoriata, solo che se non ci vedi, come dicono certi facendola semplice, se non ci vedi non ci vedi.
E infatti si era creata una cappa di fumo e nebbia ma proprio di quelle, sai? di quelle da sala di biliardo d’altri tempi, di tempi che non c’entrano affatto con le navi spaziali perché nonostante i protostabilizzatori è impossibile giocare a biliardo su una nave spaziale, ci hanno provato ma è impossibile. Nella Nave B l’eccesso di rilassatezza, con conseguente fumo, ha fatto sì che la visibilità fosse ridottissima per non dire azzerata. Anzi, diciamolo pure, la visibilità era azzerata. Proprio zero, diciamolo senza vergogna.
È normale quindi che con così poca visibilità le manovre riescano incerte.
«Comandante», urla il sottotenente Crixci, addetto al timone e al dentifricio, «comandante non ci vedo più niente, non so dove andare».
«Lasciami fumare la mia sigaretta in pace, Crixci» “e poi tra poco voglio pure lavarmi i denti”, ricorda.
Proprio nell’istante in cui il sottotenente Crixci invia alcuni suoi sottoposti a recuperare il dentifricio per il comandante, si sente un preoccupante boato provenire dal settore FY13 della navicella spaziale. Il settore FY13 praticamente è il lato destro (il lato sinistro si chiama Area 42K). Subito suonano le sirene d’allarme.
«Che succede?», dice il comandante al sottotenente Crixci, «ci hanno colpito?»
«Signor Comandante, non saprei», risponde il sottotenente spegnendo la sua sigaretta, «Non si vede niente, è tutto un grande fumo qui, però ho l’impressione, sa, probabilmente, che anche noi abbiamo colpito loro».
«Siamo noi ad aver colpito loro o loro hanno colpito noi?».
«Forse ci siamo colpiti a vicenda».
«Cioè?».
«Cioè ci siamo scontrati, mi sa, comandante, ci siamo scontrati con la Nave A».
Ecco, c’è da dire, per chi non lo sapesse, che nella storia dello spazio cosmico siderale e di tutti i viaggi spaziali, con tutto lo spazio cosmico siderale che c’è, niente è più umiliante, e lo sanno tutti, che scontrarsi con un’altra nave spaziale nel bel mezzo dello spazio cosmico siderale. Uno può anche accettare, ok, i motori in avaria, passino financo eventuali raggi laser che colpiscono chissà come, però, non si deve, non si può, in mezzo a tutto lo spazio cosmico siderale infinito che c’è, proprio non va bene scontrarsi con un’altra nave spaziale.
Il comandante si avvicina allora al finestrino per azionare la manovella in modo da far uscire un po’ di fumo di sigaretta e far entrare un po’ di fresca aria cosmica.
Si affaccia dal finestrino, il comandante, si affaccia sbracciando tutto, e cosa si trova a pochi metri? Il muso della Nave A tutto incastrato sul muso della Nave B.
I due comandanti si trovano molto vicini l’un l’altro. Entrambi affacciati dai propri finestrini ognuno tentando di constatare i danni sulla propria carrozzeria.
«Ehi», dice il comandante della Nave A, «mi sei venuto addosso, imbecille, proprio mentre stavamo facendo la battaglia spaziale».
«Sei tu che mi sei venuto addosso, imbranato, proprio mentre stavamo facendo la battaglia spaziale, imbranato».
«Imbranato sarai tu».
«E tu sei un rimbecillito».
Continuavano a insultarsi sempre adottando offese lievi, perché i comandanti comunque sono persone di una certa levatura, di una certa caratura, di una certa statura, e allora si dicevano, ad esempio: vigliacco, fellone, gaglioffo, stupidotto, cretinetti, approssimativo, confusionario, e poi passando anche a ipocrita, ipovedente, ipotattico. E altre parole così. Tutto un continuare ad insultarsi senza tregua; gli equipaggi delle due navi non sapevano bene cosa fare, le navi continuavano a procedere con i due musi incastrati l’uno nell’altro, i due comandanti non comandavano niente, erano vicendevolmente concentrati sulla prevaricazione dell’altro mentre la situazione stava precipitando e le navi spaziali, fluttuanti nel vuoto candido e cosmico dell’eternità spaziale, si trovavano anche loro a precipitare, per davvero, nel molto attraente campo gravitazionale del pianeta Kikkkko, il pianeta senza kappa.
«Questa gravità è molto attraente…», dice il sottotenente Crixci mentre la Nave A, ancora incastrata alla Nave B, è in procinto di schiantarsi al suolo, sfracellarsi in mille pezzi oppure magari no, magari è un atterraggio morbido, in fondo la tecnologia glielo permetterebbe perché le navi, la Nave A e la Nave B, sono molto simili e infatti sono entrambe dotate, sul cruscotto, del tasto “WY” che significa, nel codice dei navigatori spaziali, significa proprio atterraggio morbido.
«Comandante, stiamo precipitando sul pianeta Kikkkkkkko, sarà uno schianto esagerato».
«Ehi…», dice il comandante ritirandosi momentaneamente dal finestrino, «…non c’era il tasto per l’atterraggio morbido?»
«Sì, ma non ricordo il codice».
«Non ricorda il codice? Ma che sottotenente è? Non ricorda il codice? Il codice è WY: per l’atterraggio morbido bisogna schiacciare il WY, corra a premere quel tasto prima che ci schiantiamo veramente».
«Ma comandante…»
«Cosa vuole?»
«Io non so leggere, ricorda?»
«Lei non sa leggere? Ma come può lei essere sottotenente di una nave imperiale, Nave B, e non saper leggere?»
«Lei mi ha scelto per via dei dentifrici, perché sono appassionato di dentifrici».
«Dannazione, è vero, lei è uno dei pochi che si intende di dentifrici; però qualcuno vada a premere il tasto WY, vada a riferire, fate qualcosa, insomma, fate qualcosaaaaa».
Il comandante si mette a urlare “fate qualcosa” per un pochino, poi qualcuno finalmente fa qualcosa. E l’atterraggio c’è, ed è morbido per entrambi, non ci voleva molto, qualcuno semplicemente si era ricordato, su una delle due navi, l’importanza del tasto WY.
Perché le cose importanti sono importanti da sapere sempre, non solo quando servono. È per questo che sono importanti. Ed è anche questo il motivo per cui tante volte non siamo pronti a conoscere le cose importanti, perché le cose importanti hanno questo aspetto infingardo per cui sembrano importanti soltanto in certi momenti.
Il pianeta Kikkkkkko è abbandonato per via delle condizioni atmosferiche avverse ma soprattutto per via del nome del pianeta, Kikkkko. Gli abitanti se ne sono andati perché tutti li prendevano in giro per le troppe kappa. Non è facile vivere sereni quando c’è tutto l’universo conosciuto che ti prende in giro per il tuo nome.
Il comandante della Nave A e il comandante della Nave B, che chiameremo per comodità rispettivamente Comandante A e Comandante B, si trovano adesso con le loro navi e i loro equipaggi su un pianeta che il più delle volte, al solo nominarlo, suscita l’ilarità universale. Per come sono fatti i comandanti, l’unica cosa che rimane è eliminare il proprio avversario: dimostrare la superiorità dei propri equipaggi battagliando fino all’ultimo sangue.
«Guardate dove ci avete portato, non ci rimane altro che eliminarvi», dice il Comandante A.
«Guardate dove ci avete portato, non ci rimane altro che eliminarvi», dice il Comandante B.
Ed è così che inizia la battaglia tra i due equipaggi.
Dovete sapere che l’etica del combattimento su suolo, in epoca di viaggi interstellari, comporta uno scontro tra individui poco spettacolare, piuttosto meccanico e centellinato, direi. I membri dell’equipaggio si pongono in fila indiana e, uno ad uno, a turno, si colpiscono come possono. Ma come abbiamo potuto precedentemente constatare, i due equipaggi differiscono di poco. L’unica caratteristica che li pone ad essere effettivamente diversi è il colore della maglietta: l’equipaggio A indossa la maglietta rossa con il collo a “v” e l’equipaggio B indossa la maglietta blu con il collo a “v”. Per il resto sono proprio uguali uguali. E quindi, tutti in fila indiana, con il comandante da un lato che cerca di motivare i propri soldati, uno ad uno, i soldati muoiono. Uno ad uno c’è un accumularsi di corpi esanimi tutti messi lì, appoggiati, e muoiono e muoiono fino a morire tutti. Rimangono solo i due comandanti: il Comandante A e il Comandante B.
Si guardano negli occhi, intorno c’è morte e distruzione e corpi esanimi di soldati autotrucidatisi, in un pianeta con tutte quelle kappa.
«Credo che dovremmo venirci incontro», dice il comandante A.
«Credo che dovremmo venirci incontro», dice il comandante B.
«Stabiliamo un accordo bilaterare».
«Stabiliamo un accordo bilaterare».
«Facciamo la pace».
«Facciamo la pace».
«Sì».
«Sì».
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