Non credo che ci sia una precisa volontà politica nel vietare gli assembramenti e ogni forma di contatto umano che non sia strettamente produttivo. Credo invece che ci sia un’ideologia e il godimento di questa ideologia. In altre parole un sentimento o meglio un insieme di sentimenti, che trovano il loro naturale humus culturale nella paranoia borghese che ha finalmente l’occasione di esercitare tutto il suo potere mortifero.
Stiamo assistendo, a causa di un’emergenza reale ma dai connotati facilmente interpretabili e dalle conseguenze tutto sommato controllabili, a poderosi passi in avanti verso la realizzazione, quantomeno temporanea, del mondo ideale di chi oggi è al potere e crede di interpretare il sentimento popolare (e in parte lo interpreta davvero!).
Di fronte a un’emergenza, qualsiasi emergenza, sanitaria, politica, sociale, si risponde in due modi: salvaguardando il più possibile e a discapito di qualunque reale precauzione logica il mercato, il profitto, il capitale. E in secondo luogo, ma collegato intimamente alla protezione del capitalismo, vietando qualsiasi spazio che non sia produttivo al mantenimento del sistema capitalista. Scuole chiuse, quindi donne a casa, uomini al lavoro e la sera a casa perché è tutto chiuso, giornali piegati alla paura prodotta dal potere che ha davvero paura perché se dal punto di vista delle conseguenze umane questa emergenza sanitaria non è grave, dal punto di vista del capitalismo l’emergenza è totale: se si fermano gli scambi e le merci crolla il sistema.
Questi giorni, e le misure di “sicurezza” che li stanno costruendo sono fuori dalla logica. Semplicemente non serviranno a contenere il diffondersi del virus. Questo non accadrà, il virus farà il suo corso. Serviranno invece a tranquillizzare con le strade vuote, i giovani a casa o nascosti dal buio delle strade deserte, i locali senza attrattive, le scuole finalmente chiuse ad libitum, le donne a casa, serviranno a tranquillizzare i borghesi sull’efficacia del loro potere. Ce l’hanno ancora. E lo possono usare.
Serviranno poi a far capire, senza possibilità di fraintendimento, che da un giorno all’altro, per qualsiasi motivo, nemmeno legato alla politica in senso stretto, qui il gioco cambia. Questo non è un colpo di Stato. E, ribadisco, sono certo che non ci sia la volontà politica di darne l’esempio. Questo è il mondo che desiderano e che hanno il potere di realizzare, anche se solo per qualche settimana. Questa è la loro ideologia, questo il loro sogno. Questo è il mondo ideale del potere.
Qui non si gestisce l’emergenza del corona virus. Qui si gestisce, a fatica come tutti i sogni, il mondo perfetto, capitato all’improvviso tra le mani.
Io dico che dobbiamo uscire. Prenderci questa febbre come un vaccino per la malattia più grave, il coprifuoco mentale.
Questi sono i giorni in cui, anche disordinatamente, bisogna vedersi, stare insieme. I giorni dell’organizzazione. Perché la prossima volta potrebbe essere più difficile farlo. La prossima volta questi matti ci fanno trovare l’esercito in strada per difenderci da noi stessi.