Perché questi farabutti si prendono tutto, pure due grami, miseri, semplici penny. Ma lo sanno anche loro che se crolla la banca d’Inghilterra crolla l’Inghilterra. Vogliamo un mondo di piccioni grassissimi che cacano sulle banche diroccate.
Un momento di disperazione. Perché la situazione è disperata, siamo proprio messi male.
E tutti lo sanno. Tutti lo sanno. La guerra è finita e i buoni hanno perso.
Ripartiamo dalle basi. La nostra casa non vale niente, i nostri contratti non valgono niente. E allora teneteveli.
C’è stata una prima parte di riforma fiscale. E chi paga le tasse? Quelli che non hanno un soldo. Chi ne pagherà meno? I ricchi.
Non son l’uno per cento, ma credetemi esistono. Sono gli anarchici, ma pure i ricchi che pagano le tasse. Crediamo che entrambe le percentuali debbano aumentare vertiginosamente.
Queste canzonette sono per voi, compagne e compagni.
E basta con questi piccoli tramonti interiori. Vogliamo enormi albe dell’avvenire.
Perché al momento il sole arriva solo sulle disgrazie del capitalismo.
Il sole arriva solo sulle sbarre delle prigioni dove siamo nat*.
E “A la mina no voy”, non ci vado più. A morire non ci vogliamo andare più.
La prossima volta, il capitalismo, seppelliamolo in profondità.
Non ci facciamo fregare, i suoi occhi sono fari abbaglianti ma a scendere a patti con il capitalismo si fa la fine di Mal, in altri termini, finisci Mal.
A scendere a patti si finisce a imitare i padroni e non è mai una buona idea.
Basta poco, basta pochissimo, per capire che la vita è un’altra cosa, non questo inferno di ansia e povertà.
La vogliamo chiamare pensione? Allora vogliamo la pensione. Senza prima diventare matt*.
Perché poi va a finire così, e dispiace.
È la pioggia che va, ma è la pioggia torrenziale del riscaldamento globale. Il sereno è sempre variabile, troppo variabile.
Gran finale di rabbia.
Gran finale bis. Lo scherzo prima o poi ve lo facciamo. E poi distruggiamo questo sistema di merda.