Testo: Melania Ceccarelli
Copertina: All’alba il tramonto – Andrea Herman
Quando sono arrivato in questo ospedale ero in condizioni pietose e loro mi hanno rimesso a posto.
Con Francesca eravamo venuti tante volte in Afghanistan come free lance, conosciamo bene Kabul, siamo dei professionisti.
Dalla finestrella qua in alto a destra, fino a ieri, vedevo le persone che passavano in strada, sentivo i rumori. Ma luce, poca.
Ho le idee confuse. Sono i farmaci. È questa stanza, in questo ospedale perché questo è davvero un ospedale. Quando sono arrivato, dieci o venti giorni fa, ho visti i medici, le infermiere e tutto quello che c’è di solito negli ospedali. Mi hanno assegnato questa stanza da solo perché ero violento, quando sono arrivato.
Francesca usava uno stratagemma semplice ed efficace: si infilava un chador e nessuno la notava. Lei poi ha, aveva, questi occhi neri meravigliosi da araba. Io sono siciliano, quindi fortunato: ho anch’io occhi castani e capelli neri folti. Basta non tagliarsi la barba e il gioco è fatto: nessuno ci notava per strada. Eravamo una coppia, io camminavo avanti, con la telecamerina nella tasca dei pantaloni ampi, lei qualche passo dietro, con un ben di dio di registratore, taccuino, telecamera e documenti, sotto il chador.
Ho sete. A quest’ora di solito l’infermiera viene a controllare come sto e le posso chiedere dell’acqua.
Un giorno, Francesca camminava dietro di me come al solito, sento una gran frenata mi giro, una BMW si ferma, gli sportelli si aprono, e lei, cazzo, lei non fa nemmeno in tempo ad urlare. La prendono di peso, la caricano e sgommano via.
Ora che ci penso, è tutto il giorno che non viene nessuno a controllare come sto. Queste corde mi fanno male, soprattutto quelle ai piedi. Il medico che mi ha visitato si è laureato a Padova, parla bene italiano. Mi ha assicurato di aver avvisato l’ambasciata e loro avranno certo chiamato mia moglie.
Ho voglia di pisciare. Devo pisciare. Sai cos’hanno fatto quegli animali degli infermieri? Un buco nel centro del materasso: caca e piscia qua, mi hanno detto.
Ho inseguito l’auto finché ho potuto ma sono inciampato, e ho sbattuto la testa. Ho perso coscienza per un po’, mi ha detto il giovane medico. I passanti pensavano fossi afgano e mi hanno portato qua.
Non avevo documenti addosso, capisci?
So che mi capisci, tu che puoi muoverti, uscire ed entrare dalla crepa nel muro. Sono felice quando mi vieni a trovare da quel buco.
Stamattina hanno bombardato l’ospedale.
Ma non sarete mica rimasti solo voi scarafaggi. vero? Qualcuno verrà a togliermi di qua, prima o poi.