di Laura Bucciarelli
Copertina: Senza titolo – Chiara Casetta
Mi chiede di cercare la parola.
Ma non dovrebbe cercarla lui? No, è mio compito. Cercare la parola.
Io cerco la parola secondo le sue indicazioni. Non cerco misericordia o pietà.
Pineapple è una parola molto usata in America, ma mi fa ridere e poi quello è un fanatico della lingua italiana, se uso parole di altre lingue mi punisce nel peggiore dei modi. Dovrei esserne felice.
Anche ananas fa ridere.
D’altra parte nei momenti di tensione una parola come cefalopode può risultare difficile da pronunciare, può portare a conseguenze sgradevoli.
La parola deve essere semplice come porto o strada ma non banale. E non può essere un’invocazione altrimenti si può fraintendere.
Quattro anni fa arriva questo e mi dice, cioè mi telefona questo e mi dice che vuole che ci incontriamo per parlare di un progetto. Che progetto? Io faccio e tu paghi. Questo è il mio progetto. O tu fai e tu paghi. Sto per mettere giù quando mi dice che è chiaro che pagherà e mi dice una cifra. Ok, sentiamo ‘sto progetto. Incontriamoci per parlarne. Ok, ma voglio che mi paghi anche per questo incontro. Certo.
È iniziata così. Sono quattro anni che va avanti. Mi ha fatto leggere i libri che riteneva importanti, frequentare corso di dizione. Ascoltare conferenze, partecipare a seminari. Ovviamente abbiamo anche sviluppato il “progetto”. Adesso siamo arrivati a un punto cruciale.
Non capisco tutta questa importanza della parola. Ormai ci capiamo con gli occhi. Gli occhi non bastano, dice lui, anzi, al contrario, si può fraintendere l’intenzione dello sguardo. Il gioco è gioco. È come uno spettacolo. Sin quando sei dentro sei dentro. È la sospensione dell’incredulità. Solo la parola può far terminare lo spettacolo.
Già da quel primo incontro mi ha detto quello che voleva. Erano affari. Ma non proprio. Era intimità ma senza sentimento. No, non era proprio così ma a me allora non importava niente. Erano soldi.
Ero affamata di soldi. Ora lavoro. Dovrei abbandonare il “progetto” ma lui dice che ancora non è compiuto. Lui ha pagato per intero e io devo arrivare fino in fondo. Ora, questa ultima parte del “progetto” è molto impegnativa. È un lavoro di finzione ma non lo è mai fino in fondo e adesso ancora meno, adesso non si finge perché siamo dentro un gioco. E forse lo siamo sempre stati solo che ora lo so. E nel gioco non si finge.
Devo dire che mi ha aiutato, senza di lui non avrei il lavoro che ho oggi. Mi ha dato coraggio e i suoi corsi mi sono serviti. Ho imparato a parlare e scrivere come un essere umano, così mi dice. Sono l’anello mancante. Penso che sia un bel privilegio. Quello che cercano gli scienziati, io lo sono diventata. Sono un esperimento riuscito.
All’inizio legare con calma senza rischio. Accudimento.
Mi ha detto che era importante che imparassi a parlare e che avessi una cultura letteraria minimamente decente. Mi ha fatto anche vedere decine di film, non solo legati al tema dei nostri incontri.
Devo cercare la parola.
Mi sono rotta di questa manfrina.
Potrei usare manfrina. Potrei usare qualsiasi parola offensiva o provocatoria e lui sarebbe obbligato a bloccarsi automaticamente. Un pulsante. Devo trovare una parola che sia come un pulsante. Io premo, io – soggetto – premo – predicato verbale.