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Scanzonarti
By Malgrado le Mosche Posted in Racconti on 12/07/2021 0 Comments 3 min read
Mezzanotte Previous Il cameriere che fece inorridire il mondo Next

di Tiziana Franzolini
Immagine: André Adolphe Eugène Disdéri / Julio Armenante – Travestimenti per mascherare la vecchiaia

Ti dirò, vorrei urlarti ora, facciamo questa cosa della canzone coi miei scritti, proprio così e urlartelo in faccia.

Che poi tu mica so come reagiresti, mi immagino divertito e un poco infastidito, come a dirmi “com’è che mi urli in faccia?” ma forse mi diresti con lo stesso tono che va bene, per dio, facciamo questa cosa, ma dovresti essere qui, o io lì, questo è senza ombra di dubbio un requisito fondamentale e capisci che c’è un dato imprescindibile che me lo impedisce ed è proprio il fatto che tu non sei qui e che io non sono mica lì e allora scrivo e scrivo di questa possibilità senza che si concretizzi e mi pare parecchio scocciante, perché se tu fossi qui, o io lì, te lo potrei dire e tanti saluti e invece sto qui, e tu lì, perciò mi tocca infastidirmi e scrivere quello che vorrei dirti senza effettivamente l’opportunità di dirtelo. Il che è estremamente irritante, vedi, perché se tu fossi qui, o io lì, saremmo già nudi e abbracciati e non mi servirebbe nemmeno urlartelo, solo dirtelo, o sussurrartelo, il che sarebbe decisamente meno fastidioso che urlartelo. Per esempio mentre saremmo abbracciati potrei guardarti negli occhi e prima che possa dire qualcosa che mi faccia ridere sommessamente come di solito accade quando siamo nudi e abbracciati potrei dirti che vorrei finire questa cosa della canzone fatta con i miei scritti. Devo dirti però con sincerità che non sono del tutto sicura che questo funzioni, perché spesso quando siamo nudi e abbracciati e ci guardiamo negli occhi vuol dire che abbiamo appena finito di darci piacere e ti dirò, mica sono sempre nell’umore per voler finire questa cosa della canzone con i miei scritti, anzi, faccio fatica a pensare a qualunque cosa quando siamo nudi e abbracciati a guardarci perché, ti dirò, mi piace proprio stare con te nuda, mentre ci abbracciamo, dopo aver fatto l’amore, senza pensare a niente. Perciò forse è meglio che lo scriva, che vorrei urlarti in faccia che vorrei finire questa cosa della canzone fatta con i miei scritti perché alla fine manco te lo direi, perché quando ti vedo voglio solo parlarti e abbracciarti e stare nuda a fare l’amore con te e guardarti mentre stiamo abbracciati nudi dopo aver fatto l’amore e dormirti accanto ma neanche dormirti accanto, perché diciamocelo, tu russi, e allora dormimi addosso così per lo meno non russi più.

Così alla fine vorrei urlartelo in faccia di fare questa canzone con i miei scritti ma tutto sommato non vorrei, perché non è proprio il caso che te lo dica perché proprio non ce la farei e allora non te lo urlo proprio, che dici, manco te lo sussurro, te lo scrivo qui e ti dico, suonami.

André Adolphe Eugène Disdéri Julio Armenante letteratura Racconti racconti d'amore Scanzonarti Tiziana Franzolini


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