Copertina di repertorio
(“Crab Apple”, Idris Muhammad – “Da Doo Ron Ron”, The Crystals)
Durante l’annuale partita di croquet giavanese che organizzano giù al club ogni luna nuova di maggio, il mio analista, Phil Bratz, mi ha raccontato che prima di essere radiato dall’Ordine per motivi deontologici – gli furono fatali delle intercettazioni telefoniche in cui rinnegava Esculapio, in Nebraska sono inflessibili, hanno leggi molto rigide in proposito – aveva avuto in cura una tale signora Sakinah Brooks, affetta da un grave caso di crisi di identità.
Bratz non credeva alle proprie orecchie, ai propri occhi, e dopo aver sedotto di lì a poco la matura ma fragile paziente, anche agli altri tre sensi più il sesto: ecco un soggetto che si incastrava perfettamente nella categoria patologica di sua elaborazione, che con estremo scetticismo la comunità scientifica – che alla fine avrebbe fatto venire i nodi al pettine espellendo lo studioso come un’astronave farebbe con una capsula spaziale – aveva soppesato, digerito e rifiutato: il “Disturbo semantico-onomastico bipolare ossessivo”, la c.d. Sindrome di Bratz. La donna che era davanti a lui, alla domanda su come si chiamasse rispondeva sempre in maniera diversa.
Il perché presto detto.
Alla nascita viene registrata all’anagrafe come Dolores Brooks, nona di undici figli. Dolores da ragazzina ha la passione per le frittelle di mele e per la musica e in nome della linea sceglie la seconda via: entra nel gruppo canoro delle Crystals dove trova l’omonima Dolores “Dee Dee” Kenniebrew, Mary Thomas e Barbara Alston, diventando per tutti Dolores “LaLa” Brooks.
Canticchiando in giro la LaLa si imbatte in un batterista dalle belle speranze, ma in preda a un profondo sconvolgimento interiore: è Leo Morris. È amore con la A, la M e la R maiuscole e nel 1966 Leo e la crystalette si sposano: Dolores diventa Dolores “LaLa” Morris.
Sembra un idillio, ma la teologia trama alle spalle della giovane coppia. Leo tra una sessione con “Poppa” Lou Donaldson e una con Johnny Griffin impara a memoria il Corano, si converte all’Islam e cambia nome: da ora in poi il suo nome sarà إدريس محمد (sì, avete capito bene: Idris Muhammad).
Nei bigliettini che Leo – oops, Idris – le fa trovare spesso sotto il piatto a tavola, Dolores comincia a non leggere più le solite sdolcinate frasi d’amore, che venivano trasferite poi pari pari nei testi delle canzoni delle Crystals, ma trascrizioni delle sure e pistolotti religiosi. La nostra eroina a questo punto capisce che è cambiato qualcosa, che il marito è sempre più distante e per ingraziarselo e attrarlo di nuovo nella propria orbita cambia pettinatura e nome: diventa Sakinah LaLa Morris.
All’inizio le cose sembrano migliorare; ma è un fuoco di paglia, Idris è freddo, solo il funky e Dio riescono ad accenderlo. La vocalist le prova tutte: si converte anche lei e il suo nome è ora Sakinah LaLa Muhammad; subito dopo esce dalle Crystals perdendo il LaLa e diventa Sakinah Muhammad. In realtà la perdita del LaLa la manda in tilt, sono le radici che sprofondano e adesso è anche lei che fa le bizze e l’instabilità mentale diventa il talento che poco a poco prende il posto della virtù canora.
È divorzio.
Sakinah perde il cognome e ritorna Brooks; cerca di riformare le Crystals al solo fine di poter riacquistare il diritto ad affiancare il LaLa al primo nome, ma la diaspora delle antiche compagne è irreversibile e la reunion va a puttane.
È lo Zio Sam, infine, a dare alla donna e alla sua psiche il colpo di grazia: gli USA non le consentono di riprendersi sui documenti il nome Dolores.
Così Dolores LaLa Brooks resta e resterà per sempre Sakinah Brooks.
Non si riconosce più, non si accetta, si perde nelle spirali del tempo, nelle vertigini dell’onomatologia, il suo “io” passa da un nome all’altro, random, e chi fu Dolores vola senza meta. Una cabrata portata all’estremo e Sakinah precipita sul lettino di pelle del nostro ex dottore.
Phil Bratz adesso esercita l’arte illecitamente e vende tappeti antichi; è su quei soffici intrecci di seta e di storia che fa ancora accomodare le sue affezionate clienti e le sue fragili pazienti.
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