Novembre non ci sarà più.
Quindi godetevelo perché questo è l’ultimo. Dall’anno prossimo, hanno deciso, lo licenziano. Tanto i giorni rimangono gli stessi: si allunga solo un po’ ottobre, dicembre si abbassa, e così coprono il buco.
È la recessione, dicono. Ha un effetto inversamente proporzionale sui posti di lavoro e sulle tavole: dove si lavorava in dodici si lavora anche in undici, dove si mangia in due si può mangiare anche in tre.
Così, a naso, potrebbe sembrare una fregatura, e invece no: è l’applicazione del paradosso del sorite alla felicità. Se i posti di lavoro tendono asintoticamente allo zero mentre i posti a sedere all’infinito, significa che finalmente stiamo andando nella direzione di una grande tavolata imbandita universale, dove tutte – dove tutti – possono accomodarsi e versarsi da bere e tagliarsi una fetta di qualcosa e raccogliere le briciole col dito.
Novembre è solo il primo passo. State pronti, state pronte, e nell’attesa leggetevi il PDFB.
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